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Il turismo di comunità: cos’è?

Per iniziare, bisogna subito fare delle premesse:

  1. Non esiste alcun primato di pensiero sul concetto di turismo in cui il fulcro è la comunità. In questo spazio sono presenti esclusivamente opinioni, idee e proposte di ragionamento, e tante domande a cui provare a dare risposta.
  2. La locuzione Turismo di comunità non è nuova né tantomeno l’argomento è inesplorato. In Italia sono note le esperienze dei Briganti di Cerreto, meritorie di importanti riconoscimenti, e di numerose cooperative di comunità.
    Esistono diverse definizioni, e non se ne vuole certo aggiungere un’altra.
  3. Al contrario delle esperienze richiamate, che sono caratterizzate soprattutto dalla centralità del rapporto abitante/territorio, qui si pone anche maggiore attenzione al ruolo strategico che le pubbliche amministrazioni possono avere in un processo di sviluppo turistico DELLA comunità/CON la comunità/PER la comunità.
    In questo senso, il turismo di comunità è ancora in fase pionieristica.
  4. Queste pagine vogliono dare un contributo di riflessione, tra l’altro, sull’opportunità e l’importanza di intraprendere un proprio percorso di crescita, ragionando sui legami che possono instaurarsi tra popolazione e turisti/visitatori, anche in un’ottica di lotta allo spopolamento dei piccoli centri.
  5. Uno sviluppo territoriale del genere non può, per sua natura, essere figlio di un percorso standardizzato preconfezionato, ma può avere origine solo da un cammino tutto in divenire in cui la creatività e il fattore umano hanno un ruolo primario.

Fatte le necessarie premesse, una definizione semplice ed immediata potrebbe essere qualcosa del genere.
Il turismo di comunità è una risorsa di sviluppo territoriale sostenibile che vede il coinvolgimento attivo della popolazione e che mira a incidere sul tessuto sociale nel suo complesso, partendo dal considerare il turista come “cittadino temporaneo”, al fine di creare legami umani da sviluppare nel tempo.

Quindi un accento sul rapporto tra popolazione e turisti, e sulla creazione di legami affinché la sostenibilità delle presenze turistiche possa dare, laddove servisse, anche una spinta al ripopolamento del luogo.
Ma, come si diceva e si approfondirà dopo, per sua natura, il concetto di turismo di comunità è talmente legato a tutti i variegati aspetti di un territorio, soprattutto sociali, che la sua caratteristica più interessante è proprio nell’essere lontano da qualsiasi standardizzazione. La forza del concetto stesso di turismo di comunità è proprio nel voler offrire un’esperienza totalizzante e unica per chi la vive, da qualunque lato si trovi, cittadino o turista che sia.
Per questo non può, e non deve esistere una definizione universale che lasci poco spazio alle ricchezze, per prima umane, che i territori presentano.

Turismo di comunità e turismo sostenibile

I due concetti, turismo sostenibile e turismo di comunità, sono strettamente legati e diversi, entrambi, dalle definizioni classiche di turismo.
Già semanticamente si discostano entrambi dagli aggettivi che solitamente accompagnano il termine turismo, tutti protesi a definire la soddisfazione dei bisogni del turista (turismo sportivo, montano, del lusso, delle passioni, trasformativo, ecc. ecc.), essendo invece protesi verso i protagonisti dell’offerta più che della domanda, cioè territorio e popolazione (operatori turistici e non).
Ma volendo andare oltre, turismo sostenibile e turismo di comunità sono concetti più moderni, perché mettono sullo stesso piano domanda e offerta, anteponendo i temi umani (delle persone e dei luoghi) a quelli del turismo tradizionale che è vissuto come un’industria in cui, fondamentalmente, c’è chi vende e chi compra, e il principale aspetto (a volte tristemente unico) è quello economico.
Al contrario, turismo sostenibile e turismo di comunità, due facce della stessa medaglia, hanno della dimensione economica, importantissima ma non predominante, una visione più ampia e rivolta al tessuto sociale nel suo complesso. In un’ottica di comunità, i benefici dei flussi turistici (anche economici, diretti o indiretti) devono essere il più possibile diffusi.
infine, hanno in comune un aspetto molto importante: in entrambi è centrale il ruolo delle amministrazioni pubbliche proprio perché si riferiscono al fenomeno turistico in modo molto ampio, dal punto di vista sociale e paesaggistico, per cui non possono essere slegati dalla visione che tutti i soggetti in campo hanno del territorio, con conseguenti azioni che incidono a 360°.

Quale importanza ha la popolazione?

Partendo da questa domanda, pensando allo sviluppo del territorio, qualunque sia la risposta che si vuol dare, non si può prescindere dal fatto che in un determinato luogo vivono, lavorano e si relazionano persone.
Questo significa che, volente o nolente, chi intende fare qualcosa per sviluppare un’area, più o meno vasta, deve tenere in considerazione la popolazione che la vive, organizzata in famiglie, associazioni, gruppi di interesse, ecc.
E si deve necessariamente tenere in conto la sostenibilità complessiva, non solo in termini di eco-sostenibilità, delle azioni messe in campo.

Ma in che misura e in che modo la popolazione va tenuta in conto?

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Vivere il territorio

Le varie definizioni di turismo di comunità, declinate con diverse sfumature ma riconducibili ai concetti di sostenibilità, condivisione, ricadute economiche diffuse e valorizzazione delle caratteristiche locali, possono rappresentare un punto di partenza per progetti di sviluppo diversi dai soliti schemi.

Ma poi, ogni comunità deve inventare il proprio percorso, più originale e interessante possibile agli occhi di sé stessa e del mondo esterno.
Deve essere stilista, sarta e indossatrice: deve ideare il suo cammino di crescita, cucirselo addosso, fare le dovute correzioni in corso d’opera e presentarlo al pubblico.
Considerando il cambiamento di atteggiamento in epoca covid e postcovid, e gli obiettivi di ripopolamento dei piccoli centri (richiamati anche dal PNRR) adesso è il momento giusto per fare un balzo in avanti di questo genere.
E’ l’ora di costruire e promuovere una strategia di sviluppo territoriale in cui è la partecipazione attiva della popolazione ad essere posta al centro e dove le ricadute sociali di un piano di marketing turistico vengono prima della crescita delle attività settoriali tout court (che verrà di conseguenza).

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Un’accoglienza speciale può trasformare un turista in cittadino

Turista e cittadino: due protagonisti dello stesso film

Se quindi si deve parlare di vivere il territorio, questa locuzione acquista un significato profondo accostata al concetto di turismo di comunità anche dal punto di vista della ricchezza (non solo economica).
Al turista si deve offrire la possibilità di scoprire il territorio in tutti i suoi aspetti, soprattutto quelli più tradizionali ed autentici, coinvolgendolo anche nella vita reale della località, creando così uno scambio culturale che arricchisce reciprocamente.

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Verso un “villaggio turistico” di comunità

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