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Manifesto per il Turismo di Comunità

PREMESSA

Il turismo è oggi uno dei settori più dinamici e resilienti dell’economia mondiale. Nel 2024, ha contribuito con 11,7 trilioni di dollari al PIL globale, pari al 10,3% dell’economia mondiale.

In termini di occupazione, il settore ha sostenuto 357 milioni di posti di lavoro, ovvero circa 1 su 10 a livello globale.

Il turismo è l’unico settore economico
capace di far sviluppare tutti gli altri

Secondo il World Travel & Tourism Council (WTTC) il turismo ha effetti moltiplicatori in molte altre aree dell’economia, come l’agricoltura, la produzione, i servizi finanziari e il commercio al dettaglio. L’organizzazione fornisce periodicamente report che dimostrano l’impatto trasversale del turismo sugli altri settori.

L’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT) evidenzia come il turismo influenzi positivamente l’economia locale, stimolando la creazione di posti di lavoro in vari ambiti, come i trasporti, la gastronomia, l’artigianato, la tecnologia, e persino la sanità.

Studi accademici e articoli di ricerca mostrano come il settore turistico favorisca la crescita di altre industrie. Ad esempio, uno studio pubblicato su Tourism Management suggerisce che le destinazioni turistiche prosperano non solo attraverso le spese dirette dei turisti, ma anche grazie agli investimenti in infrastrutture che beneficiano altri settori economici, come l’edilizia, la tecnologia, e l’energia.

Secondo uno studio condotto dal Centro Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, il turismo attiva ricchezza anche in altri settori collaterali. Ad esempio, oltre alla spesa destinata a hotel e ristoranti (55%), i turisti spendono anche in beni culturali (14%), moda (10%) e alimentare (7%).

In questo scenario, che assegna al turismo un ruolo centrale nello sviluppo dell’economia mondiale e si iniziano a prendere contromisure al problema dell’overtourism delle mete tradizionali, c’è la consapevolezza che per un processo sostenibile sia necessario il coinvolgimento attivo delle comunità, soprattutto in quelle località più piccole, in cui il turismo potrebbe essere un valido volano di sviluppo e la cui crescita rappresenterebbe anche una valvola di sfogo per l’affollamento delle destinazioni più note.

In tempi di overtourism, il coinvolgimento delle comunità sta divenendo indispensabile

Manifesto per il Turismo di Comunità, sostenibile e autentico

Oggi, soprattutto nei tanti territori definiti “marginali”, quello turistico è uno sviluppo possibile, in alcuni casi l’unico possibile.
Piccoli centri, spesso dimenticati, custodiscono patrimoni di umanità, tradizioni e bellezza che rappresentano una risorsa strategica, non solo culturale, ma sociale ed economica.

I paesi, vivi di volti, silenzi e paesaggi sono il cuore pulsante di un’Italia che ha necessità di decongestionare le mete tradizionali.
Queste località possono contribuire a mitigare l’overtourism, integrandosi in modo complementare in strategie di sviluppo turistico sostenibile.

È lì, tra vicoli silenziosi e piazze vissute, che può rinascere un turismo diverso, che arricchisce, capace di generare opportunità senza snaturare e impoverire l’identità delle destinazioni.
Un turismo, alimentato da sorrisi sinceri, che valorizza le storie di chi vive e abita quei luoghi.
Un turismo che non consuma ma rispetta l’ambiente e tutela i paesaggi incontaminati.
Un turismo che custodisce cultura e tradizioni e costruisce relazioni; che non travolge ma si ferma a raccontare ed ascoltare.

Ogni esperienza dovrebbe arricchire il visitatore, chi lo ospita e chi lo guida e accompagna, creando legami duraturi. Questi possono divenire motivazioni forti per contribuire a trasformare un turista in nuovo abitante.

L’accoglienza dei luoghi e della gente che li vive non deve più essere un servizio a un turista ma un’attenzione sincera e spontanea verso un abitante temporaneo. L’accoglienza deve essere un valore da condividere e promuovere, generatore di benessere diffuso e consapevolezza di un domani possibile.
Ogni territorio ha un’anima accogliente, e quell’anima vive nelle persone che ci abitano, che scelgono di restare, di tornare, di crederci ancora, nonostante tutto.

Per valorizzare quest’anima autentica bisogna fare spazio a strategie turistiche che nascono dal basso, dal cuore delle comunità, protagoniste attive di un racconto condiviso, fatto di relazioni e identità.
Le comunità sono anime vive che accolgono, raccontano, condividono: mani che si tendono senza che venga richiesto e occhi che raccontano storie senza bisogno di parole.

Un sano sviluppo turistico deve essere un diritto delle comunità: che siano loro a guidare i processi, a decidere, a costruire futuro con le proprie idee e le proprie mani. I progetti di sviluppo devono diventare anche fonti di professionalizzazione e reddito per i residenti, creare lavoro e legare i giovani alla loro terra.
In tanti territori, fiumi di risorse, troppo spesso in mani di pochi soggetti, lontani dalle comunità, hanno prodotto pochi o nulli risultati.
Invece, quando un progetto è nelle mani di chi vive il territorio, nasce dal sogno di poter rimanere nella propria terra e dalla professionalità ed esperienza degli operatori turistici locali, può avere maggiori possibilità di generare lavoro, crescita e benessere collettivo.

Un ruolo fondamentale lo riveste il concetto di destinazione turistica. Per sviluppare il turismo sul territorio è fondamentale costruire sistemi turistici strutturati e riconoscibili, con una identità forte e possibilmente originale, percepita in maniera chiara dal mercato.
Una governance del settore turistico che ignori i principi di destination management quasi sempre risulta inefficace e certamente compromettere il potenziale del territorio.

In ogni territorio, la forza è nell’unione di intenti tra cittadini, imprese, associazioni e istituzioni pubbliche.
Insieme si possono affrontare in maniera più efficace le sfide e generare cambiamenti.
Insieme si possono combattere meglio spopolamento e abbandono, lì dove rappresentano i principali problemi da affrontare non con slogan e strategie calate dall’alto ma con azioni concrete, con reti vive, con progetti della comunità, per la comunità.
Proprio la scarsa attenzione alle comunità ha generato scarsità o sovrabbondanza di turisti, due facce della stessa medaglia: l’assenza di visione e gestione dei processi di sviluppo territoriale.

Pensare ad un futuro sostenibile significa anche fare un lavoro intergenerazionale e sociale che renda protagoniste tutte le fasce di età. Ogni generazione ha un ruolo insostituibile nel costruire il futuro del territorio:

I giovani, con la loro energia, la loro visione fresca e il loro uso delle nuove tecnologie,
sono i protagonisti del cambiamento, portatori di innovazione e nuove idee.

Gli adulti, con le loro conoscenze, il loro spirito di imprenditorialità,
sono il ponte tra il passato e il futuro, i custodi della stabilità e delle soluzioni pratiche.

Gli anziani, con la loro esperienza, sono i custodi dei valori, delle tradizioni, delle storie che non bisogna mai dimenticare.

I bambini sono il futuro. Bisogna coltivare in loro, fin da piccoli, il legame con il territorio, il rispetto per la natura e la consapevolezza che il nostro patrimonio è un dono da custodire e valorizzare.

Sposare una visione di futuro, sentirsi parte di un progetto partecipato, rende ogni componente più consapevole, responsabile e protagonista del suo futuro.

Nello scenario attuale di un turismo che deve necessariamente fare i conti con i problemi dell’overtourism e del grave e diffuso spopolamento di tante aree marginali, il sistema Italia non può prescindere dal porre al centro di ogni strategia di sviluppo la centralità delle comunità.
Da una parte, per preservarle dall’eccesso di turismo che porta con sé anche un evidente decadimento della qualità dei servizi, e quindi l’impoverimento della proverbiale eccellenza italiana; dall’altra per evitare che scompaiano lentamente tanti presidi di cultura, tradizioni e autenticità di cui, invece, un sempre più importante segmento di domanda fa richiesta.

In questa situazione è necessario distribuire in maniera più razionale e funzionale i flussi turistici e anche per questo, soprattutto nelle aree interne e nei piccoli centri, la forza delle comunità deve necessariamente divenire protagonista.

Verso un Turismo di Comunità

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