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L’idea del Ponte alla Luna: un sogno lungo 300 metri

L’energia della comunità, Indiana Jones e l’idea del primo ponte tibetano a ridosso di un centro storico… a 20 metri da casa

C’era nell’aria un grande entusiasmo in quel settembre del 2008.
Insieme al sindaco del tempo, ero di rientro a casa da Rimini, dove avevamo ritirato un premio nazionale quale migliore accoglienza in un borgo italiano, a seguito dell’organizzazione di un raduno nazionale di camper, alla presenza di diversi presidenti regionali e del Presidente italiano della Federcampeggio, per la prima volta in assoluto in Basilicata.

Un anno e mezzo dopo sarebbe arrivata anche la Medaglia di Rappresentanza del Presidente della Repubblica per la manifestazione Fiera del Borgo Antico, appuntamento di promozione del territorio.

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La visione del primo ponte tibetano a ridosso di un centro storico

Tornando alla massima di Erasmo da Rotterdam, tralasciando la follia, che può essere declinata e interpretata in tanti modi, certamente serve una visione di quello che potrebbe essere.
Tutto nasce da un’idea. E più le idee guardano lontano, più incidono sulla realtà.

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Un ponte tibetano tanto lungo a ridosso di un centro storico: un’idea irrealizzabile per qualcuno, per altri inutile spreco di risorse perchè non avrebbe suscitato interesse… ma poi quando ha avuto un successo inimmaginabile (per chi non aveva avuto l’idea), allora é cambiato tutto.

Conviene sempre pensare in grande
Pensando in piccolo si hanno sempre e solo risultati minimi

Un risultato collettivo e l’anima del luogo

Lanciata l’idea, il grosso è stato un lavoro di squadra dove meriti decisivi li hanno avuti coloro che, con convinzione e risolutezza, sono stati capaci di compiere tutti i complessi passi per realizzare l’opera.
Per un’analisi complessiva non bisogna dimenticare cose c’era dietro quell’intuizione: la storia del territorio e le caratteristiche ideali affinché qualcosa del genere potesse essere immaginato e, poi, avere successo.

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Quando la comunità è come l’immagine qui sopra, senza volti, senza personalismi, senza interessi personali che calpestano quelli collettivi, in armonia nonostante i tanti colori diversi, le diverse esperienze, idee e personalità, solo allora si raggiungono risultati importanti e duraturi.

La genesi del ponte tibetano di Sasso di Castalda è una magnifica storia collettiva.

Un’idea nata nella comunità, realizzata dalla comunità per la comunità, grazie alle energie che si sono evolute nel tempo all’interno della comunità.

E la follia?

Quindi, per riprendere Erasmo, l’idea di collegare due montagne a ridosso di un centro storico con un ponte tibetano è nata dalla follia?

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Che sia un territorio o qualsiasi attività, il processo creativo deve essere continuo.
Al contrario, se tutto va bene si resta fermi dove si è, oppure si torna indietro.

Follia o capacità di sognare?

Per concludere, visione, conoscenza ed esperienza (si impara molto anche dai fallimenti) quando camminano a braccetto possono dare vita a grandi realizzazioni.
Se poi le visioni più lungimiranti siano dovute o a sana follia o alla capacità di sognare ad 0occhi aperti, ognuno avrà la sua opinione, ma questo ha poca importanza.

Le energie e le idee provenienti dalla comunità
sono una ricchezza per il territorio

Quello che accade spesso è che alcune idee o vengono analizzate superficialmente, o restano su qualche foglio gettate in un cassetto, per poi essere recuperate in ritardo o con poca convinzione. Ancora piú spesso non vengono neanche considerate…

Ecco la vera, imperdonabile follia: non fermarsi a pensare e non analizzare fino in fondo le idee.

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